Trasferimenti - Fabio Purgino
Con un testo di Antonella Attinasi
Dal finito all’infinito, dall’infinito al finito; dal pieno al vuoto, dal vuoto al pieno; dalla terra al cielo, dal cielo alla terra.
Antitetiche concezioni imprescindibili si manifestano in questo immaginario spaziale che racconta una delle tante storie appartenenti a un luogo terreno che si relaziona costantemente con la luce radente proveniente dall’empireo.
Il ritmo delle geometrie degli scheletri longilinei del vecchio spazio industriale, si fonde con quello della nuova opera architettonica, visione macroscopica che si reitera nel dettaglio e, resa esplicita dall’impiego della materia, conserva armonicamente un’inedita memoria d’insieme.
Sono immagini che rappresentano un’ esperienza visiva vissuta, un soggettivo punto di vista che manifesta la necessità di lasciare aperta la possibilità a coloro che intendono leggere – attraverso propri occhi – uno spazio visivo che va oltre alla cornice definita da limiti illusori. Le linee compositive della scena è come se, uscissero dalla stessa liberando la visione e stimolassero l’osservatore a spaziare oltre il margine verso una rappresentazione in absentia.