Terre di mezzo - Umberto Righi

La lettura, e la conseguente interpretazione, del territorio padano fatta su appunti visivi raccolti attraverso una lenta e ripetuta osservazione dei luoghi, ha spinto a soffermarmi su quelli che caratterizzano i limiti territoriali di una città, stimolando una riflessione che mescola il passato, i presente e il futuro.
Pensieri che si condensano nel prendere atto che inevitabilmente l’ampliamento urbano, che talvolta si sviluppa con incerto incedere, ingloba a diverso titolo le aree ad essa adiacenti, principalmente impiegate sino a quel momento nel mondo dell’economia agricola tipica del luogo padano.
Pensieri legati alla visione di terreni che, nel loro forzato mutare, diventano spazi segnati, circoscritti, ma allo stesso tempo non compiutamente definiti. Spazi mutati, che nel passato venivano spesso vissuti come terreni di gioco e scoperte ed ora invece restano isolati nell’attesa di uno sviluppo legato a molteplici interessi o a opportunità immobiliari, più meno illuminate, che ne riscrivano il destino.
Pensieri dovuti alla percezione di uno stato di attesa, a cui consegue un’atmosfera sospesa che esprime assenza e incertezza.
Non semplicemente periferia, ma Terre di Mezzo.