Stadio San Siro - Matteo Triola
La struttura di questo stadio mi ha da sempre affascinato, pur non essendo un tifoso di calcio. Difficile restare indifferenti di fronte alla sua mole, con quelle gigantesche rampe elicoidali e le torri cilindriche in cemento a vista che circondano la struttura principale, separando l’esterno dall’interno. Un oggetto architettonico complesso e affascinante, tanto da essere identificato nel 2009 come un’astronave atterrata nella periferia di Milano.
Ciò che vediamo oggi è il frutto non di un unico progetto, ma di ampliamenti avvenuti nel corso degli anni. Il progetto più recente, firmato dagli architetti Giancarlo Ragazzi e Enrico Hoffer nel 1990, prosegue sull’idea di un intervento nel rispetto dell’esistente. La struttura in essere viene abbracciata da nuovi elementi: 11 torri cilindriche, a rampa elicoidale, che vengono addossate all’esterno e fungono da unico supporto per il nuovo terzo anello, che si sviluppa su tre lati dello stadio. In questa occasione viene aggiunta anche la copertura, sostenuta da un sistema di enormi travi reticolari dipinte di colore rosso.
Nonostante questa pesantezza di materiali e dimensioni, oggettivamente innegabili, mi sorprendo ogni volta che gli agenti atmosferici – la luce del sole, la nebbia – riescono a cambiarne la percezione nell’osservatore, creando di volta in volta chiaroscuri unici che prendono vita tra le sue spirali di cemento.