Stadio comunale di Avella - Mariano Pedalino

La storia dello stadio non è quella di una comune opera pubblica abbandonata, ma  rientra in un contesto di cause politiche ed economiche. La sua costruzione, infatti,  coinvolse diversi soggetti appartenenti alla classe politica, al mondo degli affari e  anche presidenti di importanti società di calcio italiane. 

Si decise di investire in quest’area con l’idea di sfruttare la posizione centrale del  Comune di Avella rispetto alle città di Napoli ed Avellino, le cui squadre militavano  all’epoca nella Serie A di calcio. Sfruttando la possibilità di avere una struttura  alberghiera nelle immediate vicinanze, si pensò di creare un luogo dove ospitare le  squadre che venivano in trasferta a sfidare le due campane, offrendo loro la  possibilità di alloggiare e di avere un campo per gli allenamenti di rifinitura. Lo stadio fu costruito tra gli anni ’80 e ’90 con l’idea di realizzare una struttura  moderna, dotata di una pista d’atletica e spogliatoi sotto le tribune. Tuttavia, con  l’esplosione del caso Tangentopoli, la coesione tra i soggetti coinvolti nella sua  costruzione venne meno, il progetto si fermò ed iniziò il lungo declino. Il campo è  stato alla fine utilizzato dalla società di calcio di Avella, ma né le tribune né gli  spogliatoi hanno mai ottenuto l’agibilità, nonostante negli anni siano stati effettuati  interventi di ristrutturazione. Il Comune alla fine ha approvato la demolizione, ma  non dispone dei fondi necessari per attuarla, e tutto rimane fermo.