Luoghi Veneti - Marco Vedana
Con un testo di Steve Bisson
Come proverbi di luoghi
Fiori di loto galleggiano su una calma liquida tra sponde di cemento di un complesso funebre a San Vito di Altivole. In un’altra foto delle sedie e sgabelli cromati giacciono in colonna e incatenati sul fianco della stazione di Sedico-Belluno. Forse è Domenica. O il bar è ancora chiuso. Tuttavia la prospettiva spinge oltre il fascio di binari, in quel che pare un vigneto, e poi una cortina di monti silenziosa. Le chiome verdi degli alberi parlano d’estate. Marco Vedana osserva il costruito. Questo è il punto di partenza. Un’intenzione che esprime la consapevolezza che l’ambiente progettato, o trasformato che sia, possa ancora dire qualcosa su chi siamo. Di fatto il costruito è la principale e tangibile manifestazione dell’impronta umana sulla vastità finita del pianeta nostro; ciò che rende visibile l’impatto, la magnitudine di uno sforzo evolutivo quanto corrosivo. Indagarne gli aspetti, le forme, e le intersezioni nello spazio in chiave fenomenologica porta a riconoscere anche un carattere ai luoghi. Che è qualcosa di più di una sfumatura estetica, o un avverbio morfologico: è piuttosto un’espressione culturale, al limite antropologica, poiché significante di dettami comportamentali, norme tacite, vizi sociali e valori individuali. E molto altro a guardare bene. Già nel suo “osservatorio tedesco” ritroviamo una traduzione di un proverbio che è sintesi di rigore, controllo, creatività composta, decoro, e sobria funzionalità, di misura e contegno. Specificità apprezzabili ulteriormente se spostiamo la lente su altre geografie, in una logica comparativa. Veniamo al Veneto, dunque. O almeno ad una manciata di episodi sparsi per un territorio caro all’autore e che si estende tra il bellunese e l’alta Marca trevigiana. è una danza stretta e audace quella proposta al lettore, in cui al concreto sinuoso e monumentale dei Michelucci e Scarpa si alternano frammenti dell’idiosincrasia paesaggistica ricorrente a Nordest. Pezzi rinomati che innervano un lessico discutibile, alticcio e improvvisato. Un’orgia semi-identitaria, un elogio del disordine insediativo e del caos edilizio, in cui tutto sommato la storia trova lo spazio di un eco. Luoghi dalla personalità sfaccettata, dove anche l’individualismo è fai da te, poiché bisogna sapersi arrangiare dopo due guerre. Una personalità strabordante, eccessiva, fertile e rinvigorente. Dove un pesco innestato su un ventre di asfalto di una zona industriale ha senso quanto la scritta paradiso sulla facciata di una discoteca abbandonata. Dove sta il valore per gli abitanti, viene da chiederci? Un saggio fotografico che contiene brevi accenni della stratigrafia veneta che può inebriare la vista o tingersi edonista. A tratti indigente, sebbene pittoresca, a volte sfrontata, raramente borghese. Scrostata quanto disinvolta. Onesta e autentica se spoglia. Colorita inutilmente, spesso fuori posto. Accogliente con chi sa riconoscerla. Sì che parla del noi. Eccome. Ci piaccia o meno il costruito è sincero. E la ricerca di Vedana autentica.
Nato nel 1983 in Germania da genitori Italiani, Marco Verdana studia Fotografia presso l’IIF di Milano e dal 2016 Storia dell’Arte presso l’università di Heidelberg. Co-fondatore della RAW Gallery di Mannheim e membro di OFF//FOTO Fotofestival nella regione metropolitana Rhein-Neckar, dal 2019 è partner della Galerie Monica Ruppert di Francoforte. Fonda l’agenzia digitale documentingart.de nel 2020, fornendo soluzioni digitali per il mondo dell’arte. Dal 2023 è co-fondatore di vedana + lollert, progetto dedicato alla promozione di un selezionato gruppo di artisti.
Il suo lavoro è stato esposto in rinomate istituzioni internazionali tra le quali la Haus der Architekten a Stoccarda, il PORT25 – Raum für Gegenwartskunst a Mannheim, il Wilhelm-Hack-Museum a Ludwigshafen, il Kunstverein Mannheim, l’art KARLSRUHE e il Centro Candiani a Venezia.