Livata - Sofia Podestà
Con un testo di Marta Spanò
«Ogni volta pensiamo che la vacanza sia una vita, una piccola vita in miniatura».
Paola Mastrocola, Palline di pane
«Sappi apprezzare questa villeggiatura, questo mutare una volta tanto, come l’aria, il punto di vista…».
Paul Klee
Livata è la montagna di Roma. Località di seconde case tramandate di generazione in generazione, nate negli anni Sessanta ed espressione di un’architettura italiana che fa propria la lezione degli chalet americani. Un respiro internazionale abitante di quello che per molti è stato un luogo di villeggiatura, inizialmente oggetto di grande richiesta ma poi abbandonato per mancanza di neve e una maggiore accessibilità di mete più esotiche.
Gli scatti di Sofia Podestà restituiscono, attraverso inediti punti di vista, la dimensione nostalgica non solo di una località, ma anche di una tipologia di vacanza forse desueta, figlia di società e di valori passati, eppure riscoperta grazie al bisogno crescente di fuga dalla città, sempre più caotica e alienante. È proprio questo bisogno di allontanarsi, la voglia di staccare anche solo per un weekend, che riporta i passi alla “montagna dietro casa”, scrigno di vite, esperienze, giochi, sorrisi e ginocchi sbucciati messi nell’armadio e dimenticati.
La montagna laziale accoglie così nuove generazioni mentre le abitazioni ritratte, ereditate litigate vissute lasciate abbandonate e ritrovate unitamente ai non luoghi locali (incroci e cartelli stradali, bar, negozi) evocano ancora una volta la dimensione della villeggiatura, ossia di quella vacanza lunga due, tre mesi capace di far nascere nostalgie per l’abitazione cittadina, la scuola, il lavoro; una vacanza dove il tempo era bello fino al 15 agosto, ma già il 16 c’era il primo temporale. Una vacanza fatta di sere con il maglioncino perché faceva freddo e di venerdì sera con i papà che, finito il lavoro, salivano sulle loro Fiat per passare un paio di giorni con la famiglia. Ma settembre è dietro l’angolo e con lui la normalità, la quotidianità, il caos e i suoni della città. Eppure quello a Livata era ed è solo un arrivederci: le scampagnate cedono il passo alle lezioni di sci, ai maglioni e alle cioccolate calde, facendo di questo luogo un nuovo rifugio sicuro, intimo, familiare.
Sofia Podestà (Roma, 1991) si è laureata in Storia dell’Arte all’Università di Roma Tre, con una tesi sui lavori di Luigi Ghirri, Guido Guidi e Vittore Fossati. Nel 2018 è stata selezionata per partecipare alla Summer School della SISF e al corso di Alta Formazione del museo MAXXI di Roma. Nel 2019 ha ricevuto il premio Giovani Creativi per essere considerata una dei dodici migliori creativi italiani under 30. Nel 2021 è stata selezionata per partecipare al progetto Itinerari Digitali dell’Istituto Centrale per il Catalogo e Documentazione in collaborazione con il Ministero della Cultura, per una campagna fotografica volta a documentare i beni culturali della Basilicata.
Le sue immagini sono una personale collezione di luoghi che vengono rappresentati come oggetti di un catalogo o un album: frontali e centrati quanto possibile, sempre a una certa distanza e senza essere distorti da prospettive falsanti. Ma questa mappatura o catalogazione del paesaggio è solo apparentemente asettica: è piuttosto una proposta di tentare di guardare luoghi anonimi o, al contrario, realtà conosciute, con uno sguardo affettivo, che lascia intatto lo spirito del luogo, spogliandolo di ciò che è superfluo.
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@sofiapodesta