La città a prescindere - Roberto Boccaccino
A fantasticare su come potrebbe apparire evacuata, senza abitanti, ci si accorge che questa città non sarebbe poi così diversa da com’è adesso.
Nonostante tutta la vita che la riempie, la travolge e la cambia, è come se Palermo covasse in fondo, silenziosamente, l’assenza dei suoi abitanti. Un’assenza latente e paradossale, che eppure non perde occasione per manifestarsi. Sembra proprio, a volte, che la città prenda forma indipendentemente dalle intenzioni di chi la abita, la amministra o la sogna: a prescindere dagli uomini, insomma, e nonostante la loro presenza.
A furia di starci in mezzo ho iniziato a pensare che questo suo modo di manifestarsi non dipenda soltanto da mancanze morali e trascuratezze sociali. Grandi o piccole che siano, queste sono solo ragioni generiche per cui Palermo appare come appare, potremmo definirle motivazioni secondarie.
L’apparire infatti ha a che fare, prima di tutto e inevitabilmente, con l’osservare, con lo sguardo di ognuno. Uno sguardo che spesso è assente su questa città.
Palermo è una città che, come certamente accade a molte altre, viene data per scontata da chi la abita: un luogo che esiste a prescindere dal fatto che lo si è creato o che lo si sta vivendo e modificando. Tuttavia, a differenza di molte altre città, riesce a trasformare questa sorta di indifferenza dello sguardo in un qualche paesaggio, in immaginario. Sembra in molti casi che abbia preso una sua forma come se non ci fosse nessuno che lo stesse guardando. Spontanea, bizzarra, spettinata, bella, scomposta, maleducata, in pigiama. E in effetti nessuno stava veramente guardando.
Tutto questo ha per me evidenti connessioni col tema del paesaggio. Un paesaggio è descrivibile come un territorio osservato da un punto di vista. Dunque esiste perché qualcuno assume un ruolo di fronte a quel territorio, anche se in modo inconscio, involontario. Il paesaggio è negli occhi di chi guarda, nasce dalla presenza di un osservatore e quindi non ne può prescindere. E invece, come dicevo, chi vive Palermo la osserva quasi sempre a prescindere dalla propria presenza. È per questo che a furia di fingere di non essere lì, parte di quel paesaggio, facciamo sì che questa città si mostri come sarebbe senza di noi.
Roberto Boccaccino lavora spesso con l’immagine e la fotografia, ed è autore di ricerche sullo spazio pubblico e sull’immaginario che lo circonda. I suoi lavori sono stati pubblicati, premiati ed esposti in Europa e Nord America.
Nel 2015 fonda Minimum, uno spazio dedicato all’immagine e alla fotografia internazionale, nel centro storico di Palermo. E nel 2017 Menabò, un progetto di legatoria e design.
Si occupa molto spesso di progetti grafici ed editoriali, ed è fissato con la cartografia e le mappe. Scrive frequentemente per altri e per sé. Nel 2018 è uscito il suo primo libro “Storie Note”, seguito nel 2020 da “Truth or Consequences”, edito da Skinnerboox.
Vive a Palermo dove, tra le altre cose, fa soprattutto il papà di Samuele e di Nina.