Acqua passata - Francesco Rivano
Capoterra, provincia di Cagliari, all’inizio del XIX secolo è una baronia feudale di 800 abitanti, un piccolo nucleo, fatto di case in mattoni di terra cruda, legno e canne, che si espande lentamente nel rispetto di due corsi d’acqua, che ne segnano il limite settentrionale e meridionale: il Rio Liori e il Rio Mangioi.
Nel 1823 l’editto delle chiudende sancisce la fine del feudalesimo e l’inizio della proprietà privata, da qui in poi il territorio scopre e sviluppa le proprie potenzialità industriali. L’assetto del territorio viene rapidamente stravolto, e il passato agricolo abbandonato. Con il boom economico degli anni ‘60 Capoterra registra un’espansione notevole, e i rii che l’attraversano vengono inglobati nel tessuto edilizio, non pianificato o supportato da strumenti inadeguati, insensibili alle risorse naturali.
Acqua passata ripercorre quelli che erano dei corsi d’acqua naturali, necessari alla vita del paese, tombati negli anni ‘70. Oggi tracce irregolari tra gli isolati che si sono stratificati nell’ultimo secolo, diventati strade e percorsi, silenziosi e invisibili, ma che a volte si risvegliano, rivendicando con forza il proprio spazio.