Frammenti d'intimità - Sergio Sannasardo

Con un testo di Davide Gianluca Abbate

Ciò che ciascuno custodisce nella propria memoria in merito ai luoghi del vissuto quotidiano non è altro che un’innumerabile e personale riserva di frammenti emotivi, di suggestioni ed esperienze in grado di colmare e determinare l’ordinario svolgersi di ogni azione riannodando ciascuna di esse a quegli ambiti urbani attraverso uno specifico grado di intimità.


Questo brano di città, composto da volumi geometricamente semplificati, grandiosi e malinconici rispecchia la concezione urbana di Rossi quale luogo scenico in cui l’uomo agisce. Simili a muti attori tragici, essi connotano questa scena ideale, teatro delle funzioni imprevedibili che caratterizzano il quotidiano vivere dei suoi diversi fruitori.


I molteplici punti dal quale poter scorgere questo luogo sembrano spesso restituire immagini di volta in volta diverse e inedite che inducono per un attimo l’osservatore a chiedersi se si conosca davvero quel posto, o se non si stia piuttosto cogliendo per la prima volta qualcosa di nuovo, sconosciuto perfino, ma che alla memoria di chi lo sta osservando richiama fortemente qualcosa di familiare.


Osservando gli edifici da lontano, sembra quasi possibile poterne scomporre i vari elementi prendendoli tra due dita, come si potrebbe fare con delle costruzioni infantili, rievocando alla mente l’intima dimensione del gioco creativo.


Lo spazio architettonico viene dunque esplorato attraverso un obiettivo fotografico che ne rilevi proporzioni non dissimili da quelle colte dall’occhio umano, percorrendolo passo dopo passo ma mai cogliendolo nella sua interezza. Ciascun frammento di luogo, astratto dal suo contesto e nell’istante stesso dello scatto, acquisisce così di volta in volta un nuovo valore ed un personale significato.