Forme Effimere - Benedetta Ristori
Metamorfosi di un paesaggio
L’architettura di Belgrado narra una complessa storia, un dialogo tra il passato e il futuro in costante evoluzione. Le forme del brutalismo si mescolano alla prospettiva di nuove costruzioni, creando un paesaggio urbano ricco di contrasti, significati storici e sociali.
Alcuni degli edifici più simbolici risalgono agli anni ’50. Furono costruiti dai maestri del brutalismo jugoslavo, un movimento che ha profondamente influenzato la città e la sua identità visiva, rimodellandone il volto architettonico, soprattutto nella parte “nuova” di Novi Beograd. Un esempio di questo stile si trova nei blokovi, come vengono chiamati localmente: complessi residenziali multipiano formati da edifici in cemento che si affacciano su cortili comuni, parchi e servizi. Il loro design funzionale e pragmatico riflette l’ideologia sociale dell’epoca jugoslava. Negli ultimi anni, alcuni di questi blocchi residenziali hanno subito trasformazioni. Progetti di riqualificazione mirano a migliorare le condizioni di vita e ad integrare nuovi elementi e servizi. La riqualificazione del Blok 23 a Novi Beograd, ad esempio, ha modernizzato le infrastrutture e creato spazi pubblici più accoglienti.
Seguendo le forme di cemento, a breve distanza dalla città si ergono gli enigmatici Spomenik, monumenti memoriali disseminati nel paesaggio serbo, silenziosi testimoni della storia. Gli Spomenik di Nis e Kosmaj commemorano la resistenza popolare e partigiana durante la seconda guerra mondiale: sono simboli di libertà e resistenza contro l’oppressione, luoghi dove i visitatori possono riflettere sulle lotte passate e sul valore della libertà.
Queste testimonianze del passato si contrappongono al rinnovamento architettonico che attualmente caratterizza la città. Gli investitori stranieri stanno portando una nuova prospettiva, introducendo strutture moderne e internazionali nel paesaggio urbano.
Il Belgrade Waterfront, un progetto iniziato nel 2016 in collaborazione con investitori provenienti dagli Emirati Arabi, rappresenta uno dei simboli di questa nuova era. Questo complesso lungo le rive del fiume Sava include grattacieli, spazi pubblici moderni e residenze di lusso. Nonostante la sua ambizione, il progetto ha suscitato critiche e dibattiti. I cittadini, gli attivisti e gli esperti si sono preoccupati per vari aspetti, come l’impatto ambientale e la sostenibilità a lungo termine, oltre alla questione della gentrificazione, un fenomeno sempre più diffuso nelle capitali mondiali che rischia di non salvaguardare l’identità degli spazi e della comunità.
Il lavoro fotografico di Benedetta Ristori si concentra sulla tensione che esiste tra forma e spazio. Oggetti quotidiani e paesaggi considerati comuni sono per l’artista simboli di connessione tra interiorità e materialità. Lavorando nella fotografia ritrattistica e documentaristica, i temi affrontati analizzano principalmente aspetti sociologici e territoriali e sono sviluppati attraverso progetti a lungo termine.
Tra questi: East (2015-2018) da cui l’omonimo libro pubblicato nel 2018, Lay Off (2015-), Take Care (2018-2020), You Don’t Need Soil To Grow (2021-2023).
Il suo lavoro è esposto da importanti istituzioni e spazi, tra cui Scuderie del Quirinale, Triennale Milano, Palazzo delle Esposizioni, Galerie Binome, Plato Gallery, Si Fest, ed è pubblicato su magazine tra cui Repubblica, VICE, Bloomberg Businessweek, Die Zeit, Forbes, Document Journal, Vogue Italia.