Città Frontale - Marta Vultaggio
Quella di Gibellina è una storia estremamente articolata, che affonda le radici dei propri drammi nella questione meridionale, e la cui complessità è stata accentuata dalla tragedia del terremoto.
I lavori di riqualificazione attraverso il progetto di città d’arte contemporanea hanno finito per ripiegarsi su loro stessi, a causa della mancanza di fondi per il completamento delle strutture e per il mantenimento delle attività culturali.
Neanche l’idea di città frontale di Consagra e Corrao è riuscita a sanare il vuoto lasciato dalle Istituzioni. Forse anzi, questo progetto visionario, ha ulteriormente spaccato l’identità di Gibellina Nuova.
Rompendo la “frontalità” teorizzata da Consagra, con questa serie fotografica racconto l’interazione di alcune importanti opere architettoniche presenti a Gibellina con grandi vuoti circostanti, frutto della frettolosa progettazione territoriale, mostrando la fragilità del nuovo tessuto urbano. Questa pratica di visione apre una parentesi sul ruolo dell’architettura nel plasmare il modo di vivere lo spazio, problematizzando l’incompiuto e l’abbandono di questi edifici.
Le opere architettoniche disseminate per la città vivono in una loro dimensione, quella del sogno dell’autonomia del linguaggio creato dall’artista, e invece di legarsi alla realtà del paese competono con essa come a puntualizzarne l’inconsistenza. L’architettura diventa un miraggio lontano, difficile da identificare, e il legame con il tessuto urbano sparisce del tutto.