Aventina - Giovanni Cappiello
Roma ha con il tempo un rapporto complesso quanto affascinante. Sarà per i millenni della sua storia, ma su di lei le stagioni sembrano scorrere come portate dal Tevere. Ovviamente la corrente scorre inarrestabile, attirata dall’infinito domani; eppure qua e là sembra attardarsi, formare delle conche in cui i secondi rallentano e il presente chiede al passato il permesso di prendere il suo posto promettendo in cambio di conservarne per sempre il ricordo.
Forse è proprio questo singolare, ovattato rapporto tra l’oggi e lo ieri a regalare a questi spazi il loro fascino, una magia che la notte libera e da tutte le sue timidezze schiudendo un incantesimo in cui ogni secondo sembra poter durare fino al ritorno del sole.
Raggomitolato sul suo colle, l’Aventino è uno dei luoghi di questa città che hanno questa stupefacente facoltà di intorpidire il tempo. Nell’estate del 2022 ho passeggiato per le sue strade e ho atteso che l’ultimo curioso avesse sbirciato nella serratura del portale dei Cavalieri di Malta per iniziare un colloquio con i suoi spazi, le sue architetture, i suoi silenzi. Puntare la macchina fotografica e aspettare per il tempo delle lunghe esposizioni è stato come dare il tempo al luogo di dischiudersi, di sussurrare all’obiettivo i suoi segreti nell’intimità di una storia senza tempo che queste immagini cercano di raccontare.