Architettura negletta - Alessandro Villa
Il titolo sintetizza in un aggettivo il carattere e il destino di queste costruzioni. Si tratta di edifici residenziali sconosciuti, anche quelli progettati da autori importanti, opere minori che si affacciano con discrezione sulla città.
L’aggettivo negletto allude al disinteresse della critica per questo genere di edifici borghesi che ritroviamo in molte città italiane. Un disinteresse facile da spiegare: si tratta di architetture che non sono state accompagnate – nella stragrande maggioranza dei casi – da una visione urbanistica adeguata. Cresciute al seguito della città, non hanno rappresentato un modello di sviluppo innovativo dal punto di vista socio-antropologico e neppure architettonico.
In provincia, a Monza per esempio, troviamo molti esempi di questi edifici individualisti, un po’ datati ma senza dubbio ancora «belli». Case d’autore che osserviamo con disincanto e forse un leggero rimpianto per il senso di solido benessere che emanano.
Costruite nei lotti migliori, circondate da magnifici giardini, queste architetture sono frammenti di uno sviluppo urbano confuso e balbuziente che nel secolo scorso ha visto alternarsi, senza logica, demolizioni e pentimenti ai quali dobbiamo l’aspetto delle strade di oggi, successione schizofrenica di edifici alti e bassi, marciapiedi larghi e stretti nella stessa via. Gli edifici di qualità sono abbastanza numerosi ma la cronica mancanza di un piano urbanistico ha vanificato la possibilità per l’architettura di incidere in modo positivo sulla qualità complessiva del costruito e sull’identità della città.
La mia ricerca fotografica non è un censimento e neppure vuole esprimere un giudizio sulle conseguenze (permanenti) del recente passato. Vorrei mostrare gli edifici per quello che sono e rimando a chi li vorrà visitare la possibilità di farsi un’idea personale, di condividerla se vorrà.