Recintare il vuoto - Silvia Lagostina e Roberto Venegoni

Capita raramente di arrivare alla soglia di un cambiamento e di riuscire a fotografarlo. 

Non risulta facile neanche se il cambiamento in questione riguarda qualcosa di concreto, macroscopico e tangibile come lo spazio cittadino e l’evoluzione edilizia. 

Il problema è riuscire a documentare precisamente lo scarto del cambiamento e questo scarto non è altro che uno spazio vuoto, uno spazio vuoto delimitato.

Fare vuoto, azzerare per creare novità è una sintesi carica di significati traducibili dal piano urbanistico in altri contesti creativi fino ad arrivare al movimento generale del pensiero umano. Per modificare lo spazio cittadino bisogna eliminare quanto lo occupava precedentemente e definire i suoi limiti, recintarli, proteggerli, per poi dare il via al nuovo. Si potrà arrivare così alla situazione visiva limite, come nel caso da noi documentato, in cui, per un breve lasso di tempo, il recinto del cantiere tiene a distanza costruzioni di vario periodo, gru, vecchie ciminiere, verde pubblico e arredi urbani non ancora inaugurati, posteggi nuovi di zecca e asfalto appena posato e difende qualcosa di intangibile, uno spazio puro, l’idea in divenire.