Thousand shades of blue between us - Alessio Pellicoro

Il fiume Chao Phraya “spacca” la tanto incredibile quanto meravigliosa e caotica città di Bangkok in due metà, quasi del tutto perfette. “Thausand shades of blue between us” è un progetto prodotto nel 2019 che, attraverso un’intensiva mappatura fotografica, mira alla documentazione analitica della complessa conformazione ed organizzazione della metropoli.

Il fiume prima citato ha funto da vero e proprio filo narrativo naturale, metafora della vita ed al contempo simbolo divino e luogo di infinite interazioni sociali. L’azione di scavalcare ripetutamente il corso d’acqua da una riva all’altra è stato un utile espediente per analizzare e capire la direzione verso la quale la comunità locale stia navigando in quest’era di evoluzione. 

Bangkok è una metropoli che attualmente rappresenta uno dei più importanti esempi in Asia orientale di mutazione ed espansione estrema a livello infrastrutturale, urbanistico ed inevitabilmente sociale. Da diversi decenni va sempre di più confermandosi come una grandiosa e potente realtà economica ad un livello tecnologico senza eguali, mostrandosi comunque in grado, nel suo fitto e stratificato tessuto metropolitano, di portare alla luce radici interconnesse tra la sua identità rurale – seppur altamente compressa e circoscritta in aree sempre più ridotte –  e il futuro che si è imposta di conquistare in quest’era globale. 

In ogni area percorsa ed esaminata è facile cogliere l’esigenza di questa metamorfosi già in atto e non ancora del tutto conclusa. Fenomeno, questo, che sembrerebbe di natura pressoché fisiologica in Asia poiché già visto ed affrontato in passato altrove in diverse realtà. Tra le più eclatanti vi è Singapore, indiscussa potenza finanziaria del sud est, motivo per cui questo particolare processo in gergo viene definito – forse erroneamente ma rende bene l’idea –  singaporizzazione

Bangkok è emersa e simboleggia una delle molteplici punte di un iceberg, nonché il disegno dell’attuazione di un’operazione grandiosa, inflazionata e senza alcun limite né fisico né ideologico di crescita e sviluppo. Il sintomo di una trasmutazione che vede l’Asia rimodularsi e rinascere con le sembianze di un nuovo Occidente senza eguali, alimentato da ingenti dosi di steroidi capitalistici, capace di scarnificarsi una volta per tutte da un’identità soggiogata al fabbisogno del forestiero. E scegliendo così di sacrificare il desiderio di conservazione abbracciando e facendo sempre più spazio al progresso.

© FA — Fotografia dell'Architettura Sguardi Contemporanei, Alessio Pellicoro

Nato a Taranto nel 1994, il suo approccio alla fotografia avviene inaspettatamente nel 2016 e l’anno successivo approfondisce le sue conoscenze iniziando un percorso di laurea triennale in Fotografia e Arti Visive presso lo IED (Istituto Europeo di Design) di Roma, laureandosi a pieni voti nel 2019.

Nel 2023 completa gli studi conseguendo un master presso lSIA (Istituti Superiori per le Industrie Artistiche) di Urbino in Fotografia per l’editoria e beni culturali.

I suoi lavori sono stati pubblicati su diversi magazines trovando spazio anche all’interno di diverse mostre collettive e personali in Italia ma anche in tutto il mondo tra Thailandia, Canada, Inghilterra e Germania.

Nel 2020 pubblica il suo primo libro fotografico “Abisso” con la casa editrice DITO Publishing. Attualmente sta lavorando al suo secondo libro “L’altro Deserto Rosso” che sarà pubblicato da Studiofaganel, progetto esposto per la prima volta presso l’Istituto Italiano di Cultura di Montréal dal 5 ottobre 2023 al 5 gennaio 2024.

alessiopellicoro.com    @a_pellicoro