La Melara - Elisa Ceretta e Nicolò Carlon
La Melara è la rappresentazione fisica di un’utopia, un sogno umano creato artificialmente.
Il complesso residenziale popolare ATER, chiamato “quadrilatero di Melara”, fu progettato da un gruppo di professionisti triestini, coordinati da Carlo Celli, tra il 1969 e il 1982. I due edifici sono incastonati nella periferia della città. Caratterizzati da un’architettura brutalista e dalle influenze degli studi sulle residenze collettive di Le Corbusier, sono un’immagine netta dell’influenza socialista nel panorama politico e sociale alle porte del confine sloveno.
Il complesso si dipana in due corpi a “L” di 200 metri di lato, tagliati da una strada diagonale carrabile e impostati sul sistema cardo-decumano. Grazie alla presenza di passerelle è possibile attraversare tutto il complesso con un percorso continuo. Il progetto è stato ideato come quartiere indipendente dal centro città, dove gli abitanti potessero soddisfare tutte le loro esigenze.
L’architettura però non accompagna la vita umana, ma si impone di piegare le abitudini quotidiane per essere abitata nel “modo corretto”. Questo ha portato al degrado dell’intero complesso.
Ad oggi l’opera è popolarmente ribattezzata “Alcatraz”, a prova della percezione con cui viene identificata. Dal 2017 è in corso un progetto di street art per rivalutare il quartiere. Melara sta diventando uno dei principali centri dell’Arte Urbana triestina, per poter portare ad una dimensione “di strada” un progetto nato fuori dalle misure umane.