Piscina Mirabilis - Carlo Oriente
Attraversando la soglia dell’antica cisterna romana il corpo si immerge gradualmente nell’ombra e, imboccando la rampa di scale, si lascia alle spalle la luce del sole. Durante la discesa, la mente rielabora le nuove condizioni di illuminazione ricalibrando l’esposizione visiva.
Si giunge nel silenzio di un monumento scavato nel tufo, con dimensioni simili a quelle di una cattedrale. Le strutture portanti di questo spazio sepolto sembrano ripetersi all’infinito. La scansione in successione di pilastri e archi lungo i due assi ortogonali costituisce la regola fondamentale. Per comprendere lo spazio nella sua interezza si è spinti istintivamente verso la navata centrale dove tutto si ricompone visivamente e si costruisce lo sguardo.
Assorbita con chiarezza la configurazione architettonica, l’esplorazione continua alla ricerca dei dettagli. Una vasca di raccolta dei depositi fangosi divide la pavimentazione perfettamente al centro della cisterna contribuendo ad arricchire l’esperienza nello spazio. La pioggia ed il fango rendono pesanti i passi che riecheggiano nell’ambiente. L’acqua goccia lentamente scandendo il ritmo regolare di un tempo tutto interno. Alcuni rovi sono sospesi in alto nel vuoto. Il pulviscolo svolazza caoticamente in controluce. Il cielo che si intravede dalle aperture sulla sommità è privo di colore, il bianco è abbagliante. Filtra una luce scarsa che carezza dolcemente le volte a botte e gli archi, scivolando lungo i pilastri e disperdendosi nello spessore delle incrostazioni.
Le superfici sono inumidite, fredde, muscose, sbiadite, corrose, vandalizzate. L’atmosfera è pervasa da un buio drammatico. Il nero prevale sulla luce.
Come in un’incisione di Piranesi, si osservano disegni spaziali dai tratti duri, la trama delle architetture fitta e contrastata, dilatazioni spaziali incontrollate. La malinconia della rovina è tangibile.
L’esperienza termina al brusco richiamo del guardiano.
Il breve percorso verso l’uscita serpeggia tra le imponenti colonne. Il suono dei passi che sfregano contro le griglie d’acciaio degli scalini è ruvido, quasi metallico. Ora l’udito è più sensibile ai rumori. A metà della rampa lo sguardo volge verso le arcate per l’ultima volta. Dall’alto lo spazio sembra contrarsi in un’altra dimensione. Proseguendo verso la luce, all’uscita non è più freddo. Si sta preparando un tramonto autunnale.
Carlo Oriente nasce nel 1989 a Torre del Greco, in provincia di Napoli. Nel 2017 si laurea a pieni voti presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi Federico II. Nel corso dell’anno successivo si avvicina al mondo della fotografia da autodidatta, studiandone le tecniche di base e le potenzialità espressive. Nello stesso anno vince la borsa di studio per il Corso in Fotografia Advanced coordinato dalla fotografa Silvia Lelli presso lo IED di Milano. Completato nel 2020, ha beneficiato, tra gli altri, degli insegnamenti del fotografo milanese Saverio Lombardi Vallauri. Nel 2020 decide di abbandonare il lavoro da architetto per dedicarsi alla fotografia di architettura e di interni come unica professione.