Lungo il fiume e sull'acqua - Elena Costa
La città nasce dal fiume. I primi insediamenti delle grandi città si sono formati attorno alle rive dei fiumi e Roma, come la conosciamo oggi, lungo il Tevere.
La dicotomia che esiste tra le rive del fiume e la città è affascinante. Guardare la città dal corso del fiume, descriverla dalle sue sponde è interessante. Da lì, si percepiscono gli elementi di una città che si è sviluppata attorno all’acqua, ma se l’è dimenticata. In alcuni punti, la sponda del fiume diventa un luogo di confine.
Nell’immaginario comune la parola confine assume significati diversi, discordanti, quasi opposti. Da una parte il confine indica qualcosa di limitrofo a qualcos’altro, due elementi che si incontrano, si uniscono. Ma il confine assume anche il ruolo opposto, ovvero quello di delimitare una distanza tra due elementi, di dividerli.
Ho quindi pensato ai significati del termine confine rispetto al rapporto tra uomo e natura all’interno dello spazio urbano: prendendo il fiume come riferimento, sono partita da chi quelle sponde le abita e da chi invece se l’è dimenticate, indagando come un elemento naturale così imponente all’interno della città in alcune zone venga dato per scontato. Da un lato ci sentiamo di poterlo dominare e dall’altro pensiamo che attraversi il paesaggio scorrendo senza lasciare tracce, se non quando eventi estremi, di cui ormai troppo spesso siamo i responsabili, mettono a rischio la nostra vita.
In questo racconto, metaforicamente, il fiume è il nostro ecosistema terrestre.